Marina Berlusconi

 

Il diritto alla diffamazione

 

Sull'altare della libertà di stampa, in Italia si giustifica di tutto. Persino le notizie inventate

 

 

Il fango, in fondo, è gratuito. Nel paese delle fake news (un tempo si chiamavano bufale ma ormai ci siamo tutti americanizzati), tutto è permesso e di nulla ci si scandalizza. Anche del fatto che due importanti quotidiani nazionali come la Stampa ed il Secolo XIX, nella giornata di ieri, abbiano ben pensato di strombazzare a grandi colonne sull'esistenza di una indagine in corso presso la Procura di Milano, in riferimento al reato di riciclaggio di denaro nella cessione del Milan alla cordata cinese, formalizzatasi in data 13 aprile 2017. La notizia è stata ampiamente smentita dal procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco, il quale ha voluto precisare fin da subito che non c'è assolutamente nulla. Non paghi di tutto ciò, dal quotidiano la Stampa hanno rilanciato con ardore, confermando la validità delle proprie fonti (d'acqua?). Nel pomeriggio la reazione sdegnata di Fininvest, orchestrata dall'abile penna di Marina Berlusconi, denunciava pubblicamente la sua indignazione e rimarcava come si stesse trattando di una pessima pagina del giornalismo. Nulla di più vero, ma anche stavolta si dimostra un qualcosa che, in Italia, è acclarato.

Ci sono soltanto due categorie iperprotette in questo paese che non rispondono dei propri errori e dei propri orrori. Si tratta dei giudici e dei giornalisti. Loro possono sbagliare senza pagare e senza venire minimamente toccati. Se qualcuno ne mette in discussione gli arbitrii, scatta subito un attacco diretto ed abilmente orchestrato dalla casta nascosta, quella che trova rappresentanza presso un noto quotidiano molto amico di certe procure e particolarmente attento alle due categorie sopracitate. Loro possono farlo. Non hanno argini. Il diritto all'informazione viene così violentato nella sua sacralità fino a scadere nel diritto alla diffamazione, al dileggio finanche all'invenzione. Questa, d'altronde, è l'Italia. Purtroppo.

 

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