Premier

 

Premier, non è tutto oro....

 

C'è lo sentiamo ripetere ad ogni piè sospinto, e per carità i numeri dicono chiaramente che la Premier inglese sia il campionato più ricco d'Europa, ma come spesso accade non è sempre tutto oro quello che luccica. Avere in mano un'azienda dal fatturato spaventosamente alto e chiudere tutti gli anni il bilancio in perdita non deve essere una gran bella sensazione.

 

Significa che il prodotto che produci e vendi è di altissimo livello e non teme concorrenza, ma allo stesso tempo significa che i costi per produrlo sono altrettanto, troppo, alti. Il problema è che in situazioni del genere nelle aziende si sa bene cosa fare (un bel taglio ai costi ed ai rami secchi), nel caso delle squadre di calcio che compongono una Lega non è semplice intervenire per invertire la tendenza.

Chi lo dice alle società della Premier che si spartiscono ricavi da urlo, e che grazie a questi non fanno fatica a crearsi un appeal tale da attrarre i campioni più importanti del pianeta, che dovrebbero darsi una regolata in termini di costi legati ai trasferimenti dei giocatori e, soprattutto, di monte ingaggi? È un po' come il cane che si morde la coda: tutto il mondo vuole vedere la Premier e quindi paga, ma per poter tenere alto l'appeal mi sveno per comprare i giocatori e gli offro ingaggi monstre. Risultato? Negli ultimi 8 anni (dal 2008 al 2016), là Premier League ha avuto ricavi per 24,5 miliardi di Euro, ma nello stesso periodo si è registrata una perdita cumulata di oltre 2 miliardi di Euro (fonte Vysyble).

La Premier non ha rivali in quanto a ricavi (superiori a 4 miliardi di euro l'anno, il doppio rispetto a Spagna e Germania, più del doppio rispetto all'Italia). La voce principale dei ricavi è rappresentata dagli enormi introiti dei diritti televisivi: la Premier si vede e si vende in tutto il mondo! Pensate al fatto che ne in Italia gli introiti dei diritti televisivi derivano quasi interamente dalla vendita al mercato domestico, mentre si incassa pochissimo dalla vendita degli stessi all'estero. Analizzando i dati, emerge però che le società inglesi sono quelle che sostengono mediamente le spese più alte per il trasferimento dei calciatori, ma soprattutto il monte ingaggi totale (2,7 mld) dei club d'oltremanica, in termini assoluti, è di gran lunga superiore a quello degli altri campionati del Vecchio Continente (l'Italia è al secondo posto a quota 1,3 mld). In media il monte ingaggi impatta sul 61% dei ricavi.

Il campionato in cui gli ingaggi portano via la percentuale inferiore dei ricavi è la Bundesliga (52%). Contribuiscono ad appesantire il bilancio i costi operativi (e su questo incidono molto gli stadi di proprietà) e quelli non operativi (soprattutto quelli per i finanziamenti). Il risultato finale fa della Premier il campionato più ricco ma anche quello più costoso, il che rende praticamente inesistenti gli utili. Chiaramente ogni club presenta poi numeri diversi e bilanci diversi (il Manchester United, per esempio, è una fabbrica di utili), ma nel complesso la lega vede quasi sempre prevalere il segno rosso in fondo ai registri. La scommessa per il prossimo futuro dovrà essere quella di abbattere i costi facendo rimanere altissimo il livello della qualità del prodotto. Compito non facile, ma sfida affascinante.

 

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