Patrick Cutrone, del Milan, è uno dei "nuovi" che più fanno ben sperare

 

L'Italia è giovane, non scarsa

 

“Il Giornale” lancia una statistica. Con meno azzurri in rosa, squadre più vincenti, ma è solo un effetto del ricambio generazionale che l’Italia calcistica attraversa

 

 

 

Un’analisi pubblicata ieri da “il Giornale”, ha fornito numerosi spunti statistici sul campionato di Serie A. Il quotidiano, fondato a suo tempo da Indro Montanelli, ha infatti analizzato il numero di calciatori italiani presenti in tutte le squadre iscritte alla massima competizione calcistica italiana, ed il risultato è alquanto interessante. La capolista Napoli ha nella sua rosa solo 6 giocatori italiani su 25 totali (il 24%), per una percentuale molto vicina a quelle di Lazio e Roma (25%). La Juventus, senza dubbio il club italiano più vincente in Europa negli ultimi anni vanta azzurri per il 36% della sua rosa (il blocco difensivo incide, in questo caso), mentre a sorpresa l’Inter, squadra da sempre nota per la sua vocazione internazionale, si piazza al di sopra dei bianconeri in questa speciale classifica con il 39%. Per trovare percentuali importanti, dobbiamo scendere fino alla seconda metà della classifica di Serie A, dove spiccano il Milan (58%), il Cagliari (75%), e soprattutto il Sassuolo, che ha nella sua rosa addirittura 24 italiani su 28, per una percentuale dell’85%.

Da un’interpretazione rapida, quanto superficiale, di questi dati, si evince a primo impatto che il numero complessivo di calciatori italiani che calcano i campi di Serie A è certamente aumentato rispetto alle scorse stagioni, diretta conseguenza delle nuove norme da rispettare al momento della compilazione delle rose entrate in vigore nell’Agosto 2016, ma cioè che salta all’occhio è che le squadre più forti, più talentuose e più complete del momento, fanno registrare una presenza minima di italiani nel loro organico. Come si spiega un risultato così netto e che, apparentemente, non ammette diritto di replica?

Qualche bontempone, degno figlio di una patria che vanta ben 60 Milioni di allenatori, potrebbe a primo acchito emettere la seguente sentenza: “gli italiani sono scarsi e la storica mancata qualificazioni ai prossimi Mondiali sta lì a testimoniarlo”. Niente da eccepire, certo, ma alcune precisazioni ci paiono doverose prima di bocciare totalmente i nuovi provvedimenti volti a incentivare l’utilizzo di italiani nel nostro campionato. L’Italia calcistica vive un profondo rinnovamento che, dopo aver prodotto i campioni della Nazionale laureatasi campione in Germania nel 2006, ha generato un solo giocatore di fama internazionale, il quale risponde al nome di Marco Verratti. Oltre al centrocampista abruzzese, classe ’92, nessun azzurro è riuscito ad imporsi in Europa, ma i prodotti delle ultimissime generazioni (quelle dei Donnarumma, dei Romagnoli, dei Pellegri, dei Caldara, dei Cutrone, dei Conti, dei Chiesa e, perché no, dei Locatelli), lasciano ben sperare, e stanno pian piano dimostrando di poter ambire a palcoscenici internazionali, procurandosi dei buoni minutaggi in squadre medio-grandi come Milan, Atalanta e Fiorentina e rappresentando bene l’Italia nelle competizioni internazionali per Nazionali di categoria. Prima di fare di tutta l’erba un fascio, e di bocciare anzitempo una generazione che promette bene, bisognerebbe ricordarsi che avere meno fretta, spesso, paga. Anche grandi Nazionali come Germania, Francia e Inghilterra hanno attraversato periodi bui, in cui non si intravedeva la luce in fondo al tunnel, ma hanno saputo uscirne grazie a pazienza e scelte mirate ed oculate. Se c’è un modo per sperare in un futuro migliore per l’Italia calcistica, questo passa esclusivamente per la pazienza e la perseveranza, perché affidarsi alle fredde statistiche, in un momento come questo, non può certamente essere la soluzione.

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